27
09
2008
Sono venuta a sapere per caso surfando in internet quello che sta per accadere nella mia città di adozione, Venezia. Le magie dell’informatica.
A quanto pare, sono rimasta finora all’oscuro della rivoluzione del momento, che stravolgerà la locomozione in città e in tutte le municipalità che compongono il comune dell’acqua alta e del campanile di San Marco. Il progetto in questione si chiama Ticket Mobilità ed è stato realizzato dall’assessorato alla mobilità del trafficatissimo comune insieme ad alcune aziende di servizi. L’idea di base è semplice quanto ambiziosa: utilizzando i Ticket, che avranno un valore da 1 a 258 euro, i dipendenti delle aziende aderenti potranno acquistare, presso gli esercizi convenzionati, auto bifuel e biciclette, biglietti per il trasporto pubblico collettivo o individuale o servizi quali il Car Sharing. Insomma, uno stratagemma per stimolare cittadinanza e imprenditori verso l’adozione di misure di mobilità sostenibile che possano aumentare l’efficienza del trasporto e ridurre le emissioni inquinanti sul territorio.
Una risposta, tutta veneziana, ad un problema che caratterizza moltissime delle città moderne: l’inquinamento e della congestione da traffico, alla quale altre grandi città stanno cercando una soluzione. La Spagna di Zapatero ha già destinato dei fondi per raggiungere nel 2014 l’obbiettivo di un milione di auto elettriche in circolazione, mentre Berlino risponde con E-mobility Berlin che prevede dei punti di ricarica veloce per auto elettriche e ibride, e la diffusione di auto a batteria di nuova generazione. Riuscirà Ticket Mobilità a centrare l’ambizioso obbiettivo di creare un sistema di mobilità sostenibile, proponendosi da esempio per altre amministrazioni locali italiane?
Valentina
Comments : No Comments »
Categories : Idee, Regolamentazione
18
09
2008
In tempi di crisi economico-finanziarie e rincari di benzina e beni alimentari c’è comunque un settore che non soffre e non perde quote di mercato: quello del biologico. Nome altisonante e un po’ fumoso che racchiude tutti quei coltivatori e produttori che rispettano un sistema di coltivazione che rispetta l’ambiente e gli animali, bandendo l’utilizzo di pesticidi e metodi di allevamento intensivi. Prodotti spesso certificati e controllati da vari enti di controllo, sempre di prezzo maggiore rispetto ai diretti concorrenti “non-bio”.
In Italia sembriamo essere particolarmente attenti e attivi in questo settore: secono dati IFOAM del 2005 le aziende biologiche italiane rappresentano il 37,7% sul totale europeo, mentre la superficie coltivata sul totale EU è del 27,7%. Non male se ci pensa alla differenza di dimensioni dell’Italia rispetto ad altri colossi dell’agricoltura in Europa quali Francia e Polonia. E i consumatori? Secondo dati elaborati dall’osservatorio su benesssere e salute che GPF conduce per Sana, tre italiani su cinque possono considerarsi consumatori sia pure occasionali di singoli prodotti biologici, mentre gli afecionados sono uno su sei. Non sorprenderà sapere che la maggiorparte dei prodotti biologici consumati sono frutta e verdura (61% e 64% sul totale) seguiti da altre commodity quali uova (34%), olio (27%) ma anche yoghurt, latte e miele. Più interessante può risultare invece scoprire il perchè un numero così elevato di consumatori sia disposto a sfidare la grande differenza di prezzo (contando anche la non sempre sicura provenienza e qualità del prodotto, secondo i detrattori) pur di acquistare un prodotto bio. Ebbene, sempre secondo la ricerca condotta dall’osservatorio di Giampaolo Fabris, la motivazione principale è la ricerca di una maggiore sicurezza o garanzia (79%) (alla faccia di mozzarelle alla diossina e passate di pomodoro avvelenate), seguita dalla ricerca di un prodotto più sano (per il 50% degli intervistati) e infine più buono (19%).
Visti i numeri, sembra che il fenomeno biologico non coinvolga più solo una piccola nicchia di mercato di ecologisti e vegani convinti, almeno per alcune classi di prodotto. Che le motivazioni non siano più solo o non più tanto ideologiche ma anche che l’Italia gioca un ruolo importante in questa partita, sia come paese produttore che come paese consumatore.
Valentina
Comments : No Comments »
Categories : Aziende, Nuovi settori
2
09
2008
Uno degli ostacoli più grandi alla diffusione delle tecnologie per la produzione di energia alternative su base solare su larga scala sono gli alti costi delle stesse. Studiosi e policy maker, così come installatori e casalinghe concordano sul fatto che i prezzi di pannelli solari e fotovoltaici sono ancora troppo alti per raggiungere una diffusione capillare tale da garantire una minore dipendenza dalle fonti tradizionali. E i ritorni sugli investimenti non sono ancora così alti da giustificare per molte famiglie italiane l’alta spesa.
E allora? Una soluzione ci sarebbe: parola di Ikea. Il colosso svedese, che ha circa 270 negozi in 35 Paesi e serve mezzo miliardo di clienti l’anno, sta infatti per entrare nel mondo dell’eco-friendly. Ikea ha, infatti, annunciato che investirà 50 milioni di dollari in cleantech startups nei prossimi cinque anni, con il fine ultimo di vendere i pannelli solari e le altre tecnologie prodotte nei megastore Ikea o farli utilizzare dai propri fornitori. L’idea di Ikea è di investire in varie aree, dai pannelli solari alle fonti alla ricerca in materiali eco-sostenibili, dal risparmio energetico alla purificazione dell’acqua.
Il tutto in pieno stile Ikea. Il direttore della sezione Ikea dedicata a questo progetto, la Ikea GreenTech, spiega difatti che queste nuove tecnologie dovranno soddisfare il binomio Ikea prezzi bassi e buona qualità. Il sogno (o miraggio) di ogni consumatore insomma.
Ikea d’altronde è già da tempo impegnata sul versante sostenibilità ambientale. Al di là dell’attenzione ai materiali usati per produrre mobili e letti montabili, Ikea ha infatti lanciato anche, ma per il momento sono nel regno unito, delle case pre-fabbricate, progettate per essere eco-friendly, con l’uso di materiali rinnovabili e l’utilizzo di energia solare e geotermica per il riscaldamento. Queste nuove tecnologie solari low-cost potrebbero quindi trovare facile utilizzo anche in questo tipo di case.
Non ci resta quindi che aspettare i risultati delle start up supportate da Ikea GreenTech, fantasticando su come potrebbe essere il manuale d’istruzione per montarsi il proprio pannello solare in giardino.
Valentina
Comments : 4 Comments »
Categories : Aziende, Tecnologie
Ultimi Commenti