La tecnologia salverà il mondo

5 07 2008

Siamo stati abituati a pensarlo per gran parte della nostra storia di umanità: la tecnologia, forma attraverso la quale si materializza il progresso, apporta dei miglioramenti indispensabili e utili alla vita dell’uomo. Ora molti scienziati ed imprenditori stanno scommettendo sul fatto che la tecnologia potrà salvare anche la terra dagli effetti negativi e dalle trasformazioni, secondo alcuni irreversibili, che l’attività umana sta apportando nell’ecosistema.
Effetto serra, cataclismi climatici, innalzamento delle temperature e del livello delle acque sono ormai minacce la cui veridicità è presa ormai per assodata.
Ma nonostante i molti allarmisti, i documentari d’autore, i rapporti scientifici di stimati istituti di ricerca e ministeri di mezzo mondo, che dimostrano come la colpa di questi cambiamenti dipenda dall’attività dell’uomo, gli inquilini del pianeta sembrano non volerne sapere di cambiare il proprio stile di vita.

E allora se non si possono eliminare le cause, perchè non agire sugli effetti? Questa almeno sembra essere la visione di molti scienziati, e, ancora più interessante di molti imprenditori. Secondo un recente articolo pubblicato da repubblica, solo in America sono almeno 400 le aziende private la cui missione societaria è la riduzione della CO2 emessa. E ancora più interessante, è sapere che la società di consulenza Point Carbon stima che in soli 2 anni il numero di queste aziende di Geo-engineering sarà tre volte più grande, forse anche di più, se la prossima amministrazione americana introdurrà dei tetti più stringenti all’inquinamento industriale.

Le proposte avanzate da queste società sono le più disparate e alcune ricordano delle soluzioni da fumetti Marvel. Come quella proposta dalla Global Research Technologies che produce aspiratori giganti in grado di assorbire l’anidride carbonica dall’aria e, attraverso una serie di reazioni chimiche, trasformarla in materiali inerti da seppellire in località isolate.
O quella proposta dal premio nobel Paul Crutzen di spruzzare delle specie di mega-aerosol di zolfo nella stratosfera per schermare la luce del sole e raffreddare la Terra. O quella proposta da Climos e Planktos, che propongono un simile approccio ma nel profondo dei mari, disseminando gli oceani con polvere di ferro per aumentare la presenza di fitoplancton, che è in grado di assorbire CO2.

Efficaci soluzioni o progetti allampanati? Difficile dirlo. Sicuramente però, un business interessante, se perfino l’influente think tank dell’American Enterprise Institute gli ha dedicato un convegno e se il numero di aziende che scelgono si scommettere su questo settore è in aumento esponenziale.

Valentina


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3 responses to “La tecnologia salverà il mondo”

30 07 2008
matteo (14:32:00) :

Personalmente sposo da tempo l’idea che la tecnologia, da sola, non potrà risolvere i problemi ambientali. Ancora meno se, anzichè svilupparla per ridurre il peso ecologico delle attività umane fin dal loro design, la si utilizza per mitigarne gli effetti finali. Inoltre è sempre in azione il paradosso dell’efficienza: quando attraverso l’innovazione aumento l’efficienza nell’uso di una risorsa, tendo automaticamente ad abbassarne il prezzo, e quindi a favorire l’aumento dei consumi. Si capisce che non basta dunque la tecnologia a risolvere il problema, ci voglio azioni almeno sull’incentivo/disincentivo al consumo e sui comportamenti individuali. Anche sul versante aziendale è ampiamente dimostrato come convenga di gran lunga intervenire a monte della produzione di rifiuti ed emissioni piuttosto che a valle (end of pipe): costa meno e ha molti altri benefici. Inoltre la scala planetaria dei problemi credo sia davvero fuori portata per la tecnologia e la disponibilità energetica attuali. Certo, qualche scienziato riceverà cospicui finanziamenti e qualche grossa corporation svilupperà prototipi e qualche prodotto, magari attraverso finanziamenti pubblici. Ma la strada per la sostenibilità credo dovrà imboccare ben altre direzioni.
L’American Enterprise Institute non è una garanzia di imparzialità e oggettività quando si parla di sostenibilità ambientale: oltre ad essere stata fondata e finanziata dalla Exxon Mobile, è stato anche al centro di uno scandalo per tentata corruzione di membri dell’International Panel on Climate Changes, perchè ammorbidissero le loro posizioni sulle responsabilità umane (http://www.guardian.co.uk/environment/2007/feb/02/frontpagenews.climatechange)

P.S. Perchè non è possibile commentare i post precedenti, come ad esempio quello sulla de-globalizzazione, che trovo molto interessante?

31 07 2008
Valentina (10:48:40) :

Concordo in pieno con la tua idea che il geo-engineering non può essere in grado di risolvere il problema che si pone come obbiettivo di risolvere. Forse può alleviarlo, ma come dicevi tu, tamponare gli effetti non può essere efficace come agire sulle cause.
Mi viene in mente un parallelo con l’industria delle cure dimagranti: questi aspiratori o aereosol giganti mi ricordano tanto la scelta di tante persone in sovrappeso che si affidano a mirabolanti pastiglie che promettono la perdita di 10 chili in 10 minuti piuttosto che impegnarsi in una più efficace attenzione all’alimentazione e allo stile di vita.
Forse è un atteggiamento innato del genere umano quello di guardare con occhi miopi alle conseguenze del proprio operato e al proprio futuro in generale.

31 07 2008
matteo (11:34:05) :

Quello che, dal punto di vista economico, occorre evitare, è che queste sortite non sottraggano risorse agli investimenti in eco-efficienza e sostenibilità. Un euro investito a monte dei processi genera molti più benefici di un euro investito a valle, sarebbe quindi antieconomico destinare risorse a questo tipo di tecnologie. Un po’ come potrebbe succedere con il nucleare.

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