Protected: Rapporto sull’incontro-dibattito su energia e petrolio del 7-12-’07
11 12 2007Quanto petrolio c’è ancora nel sottosuolo terrestre? Sicuramente abbastanza per il rifornire il mondo nel prossimo secolo, anche considerando i fabbisogni crescenti dei paesi emergenti, e probabilmente a sufficienza anche per i prossimi due o tre secoli. Se oggi siamo costretti a pagare circa 90$ un barile di petrolio, quando il suo costo reale più alto è di 45$, ciò è da ricondurre a “fattori psicologici” di mercato imputabili a logiche meramente speculative, o al più al timore da parte dei paesi arabi al ritorno ad una situazione di sovrapproduzione con conseguente sottoquotazione dei prezzi, analogamente a quanto avvenuto per tre volte durante il ventesimo secolo (l’ultima risale agli anni ’80). Almeno questa è l’opinione di uno dei maggiori esperti del settore, Leonardo Maugeri, direttore strategie e sviluppo dell’ENI, che ha tenuto a Ca’Dolfin la presentazione del suo libro, L’era del petrolio, in cui traccia un interessante excursus storico su una delle risorse più importanti e controverse del nostro tempo, spesso al centro di questioni internazionali ma anche di mistificazioni fantapolitiche.
All’incontro non si parla di solo petrolio, Maugeri compie anche una lucida analisi dell’attuale scena energetica mondiale. I combustibili fossili sono i maggior responsabili dell’emissione di CO2 e dei cambiamenti climatici mondiali, ma allo stesso tempo garantiscono attualmente una densità d’energia e di potenza impareggiabili, nucleare a parte (“trappola energetica” nella quale oggi siamo purtroppo prigionieri) Per quest’ultimo motivo le leve su cui intervenire differiscono a seconda dell’arco temporale:
• Nel breve termine la strada da seguire è l’efficienza nell’utilizzo del petrolio. Ciò non presuppone un taglio degli standard di vita attuali, bensì si tratta di misure concrete perseguibili facilmente e in tempi relativamente ridotti; basti pensare ai guadagni in efficienza ottenibili riducendo la cilindrata massima delle autovetture a 1800cc nelle città. C’è un esempio portato dal Dott. Maugeri che mi ha particolarmente colpito: se gli Stati Uniti adeguassero il loro parco macchine agli standard europei (che di per sé sono decisamente migliorabili in efficienza), risparmieremmo dai 4-5 milioni di barili di petrolio al giorno. Collegato a questo tema sorge però un ulteriore inquietante paradosso nel quale non si dovrà incappare: la cosiddetta “trappola da efficienza”, secondo cui livelli sempre maggiori di efficienza nell’utilizzo delle fonti fossili attraverso il progresso tecnologico porteranno ad un uso involontario maggiore di queste ultime;
•Nel medio-lungo termine risulterà essenziale investire nella ricerca e nel perfezionamento delle energie alternative “pulite”.
Per quanto riguarda le nuove fonti energetiche, nella cui ricerca la stessa Eni è attivamente impegnata, Maugeri segnala il solare come la fonte che offre le maggiori potenzialità per il futuro, l’unica in grado di garantire una svolta energetica come fu per il carbone e per il petrolio. Le sfide che comporta la ricerca in materia sono volte a superare due grandi limiti per cui oggi fatichiamo a trovare delle soluzioni: l’impossibilità di catturare l’immensa quantità di energia prodotta dal sole (collegato a quest’ultimo vi è inoltre il problema dell’estensione spaziale richiesta dai pannelli solari) e l’intermittenza della fonte (per approfondimenti su quest’ultimo tema consiglio la lettura di un estratto di un’intervista del Dott. Maugeri comparsa sul sito del quotidiano “La Repubblica” che potete trovare sul sito http://www.solarenews.it/it/index.php?option=com_content&task=view&id=171&Itemid=1).
Qui di seguito alcune delle domande più interessanti rivolte al Dott. Maugeri nel dibattito post conferenza:
La Cina, non solo come potenza economica assetata di petrolio, ma anche come un’industria petrolifera tecnicamente avanzata (Petrochina è diventata da poco l’impresa più grande al mondo per capitalizzazione e la prima a superare i mille miliardi di dollari di valore globale) che possa concorrere con le altre multinazionali. Chiudendo la domanda è stato fatto un paragone tra l’approccio industriale cinese del giorno d’oggi e la filosofia imprenditoriale di Mattei, fondatore dell’Eni. Il Dottor Maugeri prima di tutto ha fatto notare che dai dati a disposizione sul consumo globale annuo di petrolio, negli ultimi anni non si nota un differenziale di domanda cinese, praticamente non si produce più petrolio di quanto non si facesse prima dell’affacciarsi della Cina sul mercato mondiale. Sul paragone tra cinesi e Mattei ha negato delle similitudini. L’approccio imprenditoriale italiano all’estero è molto diverso da quello cinese. Quando l’Italia va sui mercati internazionali lo fa in maniera discreta integrandosi poco alla volta. La Cina all’opposto si insedia in modo invasivo con una moltitudine di uomini che si inseriscono nel territorio rimanendo un gruppo chiuso nella propria cultura, e impermeabile all’influenza esterna. L’italiano si adegua e asseconda le esigenze di chi ha di fronte ed è questa una caratteristica che ha fatto la fortuna dell’imprenditoria italiana all’estero, Mattei incluso. Non bisogna dimenticare inoltre che quella petrolifera è un’industria molto invasiva sul territorio, se non si riesce ad integrarsi in maniera efficace con la popolazione si incontrano ostacoli insormontabili. Per usare le parole di Maugeri:”Un italiano quando va in Algeria diventa algerino, in Nigeria nigeriano. Un cinese ovunque vada rimane un cinese.” E` per questo motivo, sempre secondo Maugeri, che l’industria cinese non potrà sostenere nel futuro l’enorme sviluppo che ha oggi.
Nel lungo periodo il prezzo del petrolio sarà deciso dalla domanda o dall’offerta. Mentre nel breve periodo la speculazione (futures, opzioni) e la componente psicologica degli operatori, soprattutto in periodi di turbolenza del mercato, gioca un ruolo decisivo sul prezzo finale del greggio, nel lungo periodo le leggi fondamentali dell’economia inesorabilmente faranno sentire il loro peso. Maugeri non si è sbilanciato dicendo quale delle due dinamiche sarà decisiva, il naturale convergere di domanda e offerta deciderà il prezzo finale.
L’acqua come fonte di energia, e un commento sulle biomasse.
Maugeri si è mostrato scettico sull’uso dell’acqua come fonte energetica, sia sfruttando le correnti oceaniche, che le maree o il moto ondoso. Se sulla carta i progetti che si propongono di sfruttare questi fenomeni sono molto suggestivi, in pratica hanno prestazioni deludenti sia dal punto di vista dei costi che di impatto sull’ambiente. Per quanto riguarda lo sfruttamento dell’idrogeno presente nell’acqua mancano ancora le tecnologie che lo rendano interessante. Ottenere idrogeno dall’acqua con l’idrolisi è un processo per cui ci si affida a fonti energetiche fossili, quindi non rappresenta una fonte energetica auto sufficiente ne’ pulita al 100%. Ricorrere all’energia solare per la scissione dell’acqua invece attenua i benefici di costo derivanti dall’idrogeno, essendo la tecnologia a celle fotovoltaiche ancora poco efficiente e costosa.
Le biomasse, che rappresentando la quarta fonte di energia dopo petrolio, carbone e gas, pur avendo il vantaggio di essere presenti in grandi quantità, non hanno un grosso futuro per il basso potenziale di energia incluso in esse.
Come si sta muovendo Eni per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica.
Eni punta molto sulla cattura e la segregazione dell’anidride carbonica. Si tratta di una pratica che ha suscitato molto interesse negli ultimi anni ma non è cosa nuova. Gli Stati Uniti catturano la CO2 già dagli anni ’70, anche se non per fini ambientali ma per fini più strumentali. L’iniezione di anidride carbonica nei giacimenti petroliferi è infatti una delle tecniche usate per riuscire a sfruttare i giacimenti quando che la sola pressione al loro interno non è più in grado di far salire il greggio. Si sta facendo molta ricerca per riuscire a catturare la CO2 ma i problemi legati alla sicurezza sono ancora molti.
Sul finire del dibattito Valentina ha chiesto se la spinta verso una maggiore efficienza energetica nel breve periodo verrà più dalla concorrenza di mercato o dall’intervento del legislatore.
Maugeri ha risposto: è difficile pensare che solo la concorrenza possa far convergere l’industria in generale verso livelli ottimi di efficienza energetica. L’impulso del legislatore è determinante. I governi intervenendo sull’efficienza energetica però devono dare il giusto orizzonte temporale all’industria e ai consumatori per poter adeguare i propri comportamenti. Ad esempio non si può vietare dall’oggi al domani la circolazione nei centri urbani delle macchine di grossa cilindrata. Ci deve essere un processo graduale che permetta a tutti di avere il tempo e il modo di adeguare i propri comportamenti. Maugeri poi si è soffermato sui motivi che spingono a investire in ricerca su fonti energetiche alternative. La ricerca ha sempre avuto un andamento irregolare con dei picchi in corrispondenza di shock energetici. Dopo lo stabilizzarsi del prezzo del petrolio però l’esplorazione di nuove tecnologie veniva abbandonato. Al contrario attualmente, sembra che la ricerca su fonti energetiche alternative non sia un fenomeno passeggero destinato a cessare quando i mercati si stabilizzeranno. Grazie a tecnologie diffuse globalmente e a causa della problematica ambientale sempre più pressante, l’esplorazione di nuovi fonti energetiche rimarrà una costante. In ricerca di base stanno investendo molto proprio le imprese petrolifere, Eni inclusa. Il motivo per cui nell’immediato futuro non si intravede quale sarà la fonte energetica che ci farà abbandonare il petrolio è la difficoltà di standardizzare le scoperte fatte dalla ricerca scientifica e industrializzare i processi. E` l’evolversi della tecnologia secondo Maugeri che ci farà compiere la transazione ad altre fonti energetiche.
Nicholas, Paolo e Matteo.
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