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13 05 2008

Il petrolio continua a crescere, le emissioni nocive in atmosfera pure, e la bolletta energetica del paese frena una produzione industriale che stenta a tenere i ritmi con la spietata concorrenza internazionale. Come risolvere il problema?
Scajola propone una ricetta energetica composta da un mix vecchio stile, con un ritorno al nucleare per fare in modo che compra fino al 50% dei fabbisogni energetici nazionali.
Altre voci autorevoli chiamano invece in campo le energie rinnovabili, che sfruttino la potenzialità geofisiche del Belpaese, riducendo le emissioni e cercando di avvicinarsi al traguardi fissati dal protocollo di Kyoto. Per ora, stando a fonti Istat, le rinnovabili coprono solo il 15% dei consumi di energia elettrica degli italiani, ponendo il nostro paese (anche in questo ambito!) sotto la media europea.
Come uscire da questa empasse? La costruzione di grandi impianti, sia nucleari che eolici o fotovoltaici, presuppone l’utilizzo di fondi pubblici, che (sempre che ce ne siano ancora…), al momento sembrano destinati ad altre priorità. Vero? Non del tutto.
Le novità più interessanti vengono infatti dal settore privato, non tanto o non solo da aziende specializzate nella produzione di energia, quanto da imprese che hanno fiutato l’affare, vedendo nella produzione di energia da fonti alternative un possibile business così come una riduzione considerevole dei costi.

Un caso interessante è quello della casa Olearia Italiana: nata come oleificio, dieci anni fa ha cominciato a sfruttare l’olio come combustibile per creare energia necessaria alla propria produzione, riducendo di moltissimo i costi. Poco a poco gli impianti (a biomasse solide e fotovoltaici e per la creazione di biodiesel) sono diventati un business separato per l’azienda che ora è gestito da due imprese fondate ad hoc, la Italbioil e la Italgreen, che rivendono il 97% dell’energia prodotta alla rete principale.

Un altro caso interessante di un’azienda che ha saputo modificare un problema (l’elevata bolletta energetica) in un’opportunità di risparmio e di business è Ciccolella, gruppo quotato a Milano, leader europeo nella produzione di rose e anthurium. Il sistema creato dall’azienda per ridurre costi ed emissioni è semplicemente geniale: è stato, infatti, costruito un impianto di cogenerazione che produce il calore necessario all’azienda sfruttando l’acqua calda proveniente dalla centrale elettrica del vicino stabilimento Fiat di Melfi. L’investimento non è stato da poco, chiosa l’imprenditore, ma i ritorni sono stati praticamente immediati, con un notevole vantaggio competitivo generato dalla riduzione del 30% sui costi di produzione.

Solo due esempi di una realtà in continuo aumento.
Buone notizie per l’Italia dunque. Se come investimenti pubblici nelle rinnovabili siamo ancora un fanalino di coda nell’economia europea, e superiamo del 19,5% i limiti di emissione di Kyoto, buone speranze risiedono nel settore privato. Il genio imprenditoriale italiano ha infatti tutti i numeri per presentarsi come risolutore dell’eterno trade-off ambiente-industria, dimostrando come sia possibile fare della sostenibilità ambientale un business.

Valentina



Reportiamo un po’ di luce

17 03 2008

Da brava curiosa e ignorante in materia, ieri sera mi sono regalata una serata di giornalismo vecchio stile su un modello di sviluppo alternativo. Tra le tante interessanti notizie preoccupanti o rassicuranti che sono emerse nella puntata di Report, vorrei segnalare alcune riflessioni che sono emerse a riguardo delle energie rinnovabili, un po’ per condividerle, un po’ per chiedere maggiori lumi nella comprensione di un argomento più vischioso di quello che sembra.
L’energia è infatti uno dei temi più caldi in tema di sostenibilità, vuoi per l’attenzione dedicatagli dai media per via dei continui aumenti nella bolletta energetica, vuoi per il suo alto impatto in termini di emissioni e di risorse sprecate.
Eolico, solare, cogenerazione, biomasse, sono solo alcune delle tante tecnologie disponibili su cui da tempo si discute in termini di efficacia e fattibilità. Non entrando nel merito della discussione sull’efficacia, che richiede conoscenze che non possiedo, mi soffermo invece su un altro aspetto importante, che a volte viene invece tralasciato quando si discute della produzione di energie alternative: la gestione e distribuzione. La visione della trasmissione di ieri è stato spunto per una riflessione su un nuovo punto di vista attraverso il quale affrontare la questione: la produzione di energia pulita è pressocchè inutile se non viene progettata una rete che ne gestisca la distribuzione e la produzione, nonchè un sistema di incentivi che accorci il tempo di rientro dell’investimento. Insomma, una serie di attenzioni non solo burocratiche ma anche tecniche è indispensabile tanto quanto l’installazione di pannelli solari sopra ogni tetto.
Dunque, a che vale discutere della scelta tra eolico o termico, fotovoltaico o geotermico se non viene realizzato un piano che renda effettiva ed utilizzabile l’energia prodotta da qualsiasi di queste tecnologie? A questo punto la riflessione successiva si sposta sui soggetti: un piano di questo tipo può prescindere da un provvedimento accentrato di matrice pubblica?
I giornalisti di Report hanno dimostrato che qualcun ci è riuscito, citando il noto caso di Schonau, piccolo paesino tedesco della foresta nera che, grazie alla determinazione dei suoi abitanti, è diventato più che autosufficiente in termini energetici. Ma è possibile replicare in Italia un simile modello, prescindendo dal contesto di gonnelline alla tirolese e boccali di birra?

Valentina



La strana storia dell’oro nero

2 02 2008

Ogni giorno sui giornali si alternano allarmanti notizie sul prezzo del petrolio o, alternativamente, sul suo esaurimento. E quando il prezzo non schizza pericolosamente in alto, ci sono sempre articoli di commento che cercano di spiegare il perché di questo pericoloso saliscendi di prezzo e le sue negativissime ripercussioni su economia, politica e società di tutto il mondo, e, alternativamente, smentite sull’esaurimento della fonte di energia più utilizzata al mondo.

Vista la difficoltà a districarsi tra questi opposti punti di vista per capire il futuro del mercato del petrolio e le sue implicazioni, ho pensato potesse essere utile almeno conoscerne il passato, non sia mai che l’esperienza possa insegnare qualcosa. Ho iniziato quindi la lettura di “L’era del petrolio“, di Leonardo Maugeri, niente meno che direttore strategie e sviluppo dell’Eni. Lettura molto interessante, mi sta guidando attraverso una serie di sorprese.
A partire dall’invenzione del nuovo moderno metodo di distillazione ad opera di Abraham Gesner nel 1854, infatti, il petrolio si è affermato grazie ad un insieme di invenzioni e storie personali spesso bizzarre, indipendenti tra loro ma assolutamente complementari, imperniate sulle capacità imprenditoriali di alcuni uomini che hanno costruito imperi seguendo le loro visioni. A partire dal colonnello Drake, che ha escogitato i primi metodi di perforazione della Pennsylvania del 1859 e passando per il leggendario Rockfeller.

Alla sua nascita, il mercato del petrolio non era molto differente da oggi: un continuo susseguirsi di aumenti e crolli nel prezzo. Rockfeller individua una soluzione a questa inefficienza nell’abbattimento della concorrenza e costruisce il suo impero iniziando dall’acquisizione di tutto il settore downstream del mercato. Affondato dalle nuove normative, Rockfeller rappresenta solo l’inizio di una storia costellata di multinazionali che monopolizzano il mercato.

Si possono individuare dei fili rossi che si ripresentano lungo il percorso di evoluzione di questo mercato. Primo, il costante allarmismo riguardo l’esaurimento delle riserve. Secondo: l’accentramento del suo potere in poche mani che controllano i territori dove abbonda questa materia prima. Terzo: il legame tra petrolio e potere; riconosciuto come fonte di energia indispensabile è stato al centro di molte politiche diplomatiche ed espansionistiche fin quasi dai suoi esordi.

Possiamo prevedere qualcosa guardando al passato? O meglio possiamo cercare di districarci meglio tra le notizie del presente?

La lettura, continua…

Valentina