Cronache dal XXII CleanTech Forum

7 05 2009

La scorsa settimana a Copenhagen si è tenuto la ventiduesima edizione del Clean Tech Forum, l’unica tappa europea dell’evento organizzato da CleanTech, un gruppo ocn base negli US che si occupa di promuovere lo sviluppo e la commercializzazione di tecnologie verdi, offrendo servizi informativi, ricerche ad hoc e soprattutto, fornendo un link tra il mondo delle imprese green e Venture Capitalist pronti a investire in tecnologie ad alto potenziale.
Il gruppo è in attività fin dal non sospetto 2002 e in sette anni si vanta, tra l’altro, di aver lanciato centinaia di cleantech investment funds e raccolto 1,5 billion USD$ per aziende lanciate ai forum. I dati raccolti dalle loro brochure possono essere sicuramente messi in dubbio, ma se l’evento è riuscito a catalizzare più di 400 partecipanti nonostante i 2000 dollari richiesti per l’ingresso, sicuramente qualcosa di vero deve pur esserci.
L’imponente prezzo all’entrata non mi ha scoraggiata dal partecipare all’evento, e da brava italiana ho trovato il modo di non perdere questa interessante occasione. Posso così condividere con voi le impressioni vissute da dentro l’organizzazione su un’intensa tre giorni di presentazioni di nuove tecnologie e seminari sullo stato dell’arte delle tecnologie pulite su prospettive future e problematiche in tempo di crisi.

In generale, il forum è stato molto interessante, grazie al fatto che ha messo insieme il mondo della ricerca, personaggi di spicco della politica (c’era perfino la ministra dell’economia danese), ma soprattutto del mondo della finanza (rappresentati da varie banche europee e da dozzine di interessatissimi VCs) o della consulenza (McKinsey e Deloitte, per esempio, che si stanno dando molto da fare recentemente in termini di servizi per la sostenibilità) e dell’imprenditoria. Tra le aziende accreditate a presentarsi all’evento, moltissime start-up, ma anche aziende avviate in cerca di finanziamenti per nuovi progetti per lo sviluppo di nuove marchingegni per sfruttare l’energia di fonti rinnovabili o realizzare nuovi incredibili materiali da materie prime seconde. Tra le varie presentazioni, la cosa che mi ha appassionato di più ascoltare sono state proprio le idee aziendali, Un po’ perché alcune erano davvero divertenti (come quella dell’azienda che crea mattoni decorativi, riciclabili, dalle bottiglie di plastica che non possono essere altrimenti riciclate, o i vari rivestimenti o vernici nanotecnologici dalle miracolose proprietà) un po’ perché credo che, anche se spesso sottovalutate, le imprese siano le vere protagoniste di questa possibile rivoluzione verde, i mattoni Lego dell’economia pulita.

E le innovazioni verdi, davvero, non mancano. Così come sono in crescita gli investimenti in rinnovabili&C. (alla faccia della crisi). A sedere in quelle stanze la vera domanda che sorge è perché, nonostante le moltissime soluzioni green esistenti, il mercato attuale siano ancora per lo più tutt’altro che pulito. Una prima risposta riguarda le performance (finanziarie) di queste tecnologie (ahimè, nessuna delle rinnovabili sembra ancora in grado di essere redditizia in assenza di sussidi), così come merita una menzione il mercato finale, ancora poco attento. Tuttavia, il grande sforzo che i policy maker stanno facendo per spostare la produzione verso standard più green (serve ricordare il fiume di dollari previsti dal green stimulus plan di Obama?), unito agli altri, molti, driver che spingono le aziende verso un’economia più pulita, dovrebbe aver raggiunto risultati migliori.
Il fatto che questi risultati non siano, ancora, raggiunti ci dice che questa domanda è alla ricerca della sua risposta. E come ricercatori, ci dice che c’è bisogno di restare su questa domanda, per trovare una risposta più completa e articolata del semplice “non è vietato per legge” o “non paga”, una risposta che sia in grado di indicare quali sono i colli di bottiglia e le difficoltà che impediscono alle tante invenzioni che ho visto in questi giorni di diventare delle innovazioni di successo.

Valentina


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2 responses to “Cronache dal XXII CleanTech Forum”

7 05 2009
enzo (21:34:11) :

Il problema segnalato da Valentina e’ reale: tutto ferve intorno alla green economy, ma prima di tutto luccicano gli incentivi promessi per renderle economiche. Quello che lascia perplessi molti potenziali utilizzatori non e’ solo la “dipendenza da incentivi” che e’ sempre una cosa pericolosa con questi chiari di luna (quanto a lungo reggera’ l’interesse per la green economy prima che altre emergenze politiche emergano?), ma e’ anche in questo momento il prezzo del petrolio che la crisi ha – temporaneamente si pensa – abbassato rispetto a qualche tempo fa.
Siccome io penso che la funzione della politica della sostenibilita’ in questo momento non sia tanto quella di trovare soluzioni tecnicamente definitive ad un problema che ci accompagnera’ nei prossimi decenni, ma sia quella di disegnare istituzioni, modelli di intervento, esperienze esplorative che ci insegnano la “riflessivita’”, la cosa migliore sarebbe che la politica invece di dare tanti incentivi di natura e entita’ disparata pensasse a bloccare il prezzo del petrolio ad una soglia (elevata) che rende convenienti risparmio e tecnologie alternative.
Lo si puo’ fare con un cartello degli acquirenti e con un sistema di tassazione che stabilizza la previsione del prezzo (politico) del petrolio per i prossimi dieci anni, diciamo.
Allora molte delle incertezze che oggi girano nell’ambiente sparirebbero, e anche i consumatori comincerebbero ad attrezzarsi seriamente senza pensare, magari sbagliando, che basta aspettare e poi tutto riciomincia come prima. Enzo

18 05 2009
Valentina (20:14:53) :

Purtroppo l’attenzione per una produzione sostenibile è tutta rivolta alla politica della sostenibilità, cioè a come questo o quell’incentivo possa guidare il gregge delle aziende nella direzione migliore per il bene del pianeta e dell’umanità. Senza considerare le specificità in termini di obiettivi, di difficoltà ma anche di potenziale innovativo delle aziende, e senza considerare troppo gli incentivi dei singoli cittadini all’acquisto sostenibile vs. l’acquisto tradizionale.
E non è solo colpa dei policy maker. Anche il mondo della ricerca è stato finora focalizzato quasi esclusivamente nell’analizzare il potenziale di incentivi e regolamentazione.
a.a.a. più attenzione alle aziende green nell’accademia e tra i policy maker cercasi.

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